Cani e coronavirus: se loro fossero parte della soluzione?
I cani potrebbero giocare un ruolo importante per sconfiggere il nemico invisibile che ha fermato il mondo intero per quasi due mesi
L’Italia è ormai prossima alla tanto attesa Fase 2. Nonostante il ritorno alla normalità sembri essere ormai a portata di mano, tanti accorgimenti per evitare che il numero dei contagiati torni a salire saranno inevitabilmente necessari. Tra questi ovviamente l’utilizzo di mascherine.
Ma se un ruolo fondamentale per sconfiggere questo nemico invisibile lo giocassero i cani?
Gli amici a 4 zampe sono notoriamente in grado di scoprire malattie come il Parkinson, il diabete e i tumori. Secondo i ricercatori del London School of Hygiene and Tropical Medicine, del Medical Detection Dogs e della Durham University, potrebbero essere in grado di rilevare un individuo positivo al Coronavirus, compresi gli asintomatici.
Lo studio dei ricercatori inglesi si baserebbe sull’olfatto canino e sul principio che le malattie respiratorie siano in grado di modificare l’odore di una persona in maniera specifica.
Analogamente agli studi britannici, in Iran è stato aperto un centro di addestramento cinofilo sostenuto dall’esercito della Repubblica islamica al fine di preparare gli amici a 4 zampe a riconoscere il Coronavirus (dopo aver testato che essi non vengono contagiati dal Covid-19). Al momento poiché non è noto quale razza di cane possa essere in grado di riconoscere in maniera migliore l’odore del virus, nel centro iraniano sono presenti Labrador, Golden Retriever, Pastore tedesco e Border Collie.
Un grande problema però deve essere risolto: quale odore ha il Coronavirus?
Secondo le dichiarazioni dei ricercatori britannici per l’articolo di BusinessInsider e riportate in Italia dal quotidiano Il Messaggero, “non sappiamo ancora se il Covid-19 abbia un odore specifico, ma sappiamo che altre malattie respiratorie cambiano il nostro odore corporeo. Quindi c’è una possibilità che lo faccia anche il Coronavirus. E se lo fa, i cani saranno in grado di rilevarlo”.
A supporto di questa tesi può essere riportato l’articolo pubblicato sulla rivista The Lancet del 1989 con il resoconto scientifico della prima diagnosi di melanoma facilitata da un cane che annusava ossessivamente una lesione sulla coscia della padrona.
L’obiettivo degli studi britannici è che i cani possano essere in grado di sottoporre a screening chiunque, compresi gli asintomatici, al fine di rilevare in maniera rapida, semplice e non invasiva chi necessita di essere testato indirizzando di conseguenza le limitate risorse del servizio sanitario nazionale solo dove realmente necessarie.
“Se la ricerca avrà successo – secondo il professor Steve Lindsay dell’Università di Durham -, potremmo usare i cani per la rilevazione del Coronavirus negli aeroporti alla fine della pandemia, per identificare rapidamente le persone portatrici del virus. Questo permetterebbe di prevenire il riemergere della malattia dopo che avremo messo sotto controllo l’attuale pandemia”.
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